Può sembrare banale ma il termine smart-working, o lavoro agile, è stato molto abusato ultimamente e presume che i lavoratori capiscano che smart-working non significa solo telelavoro da casa, bensì tutta una serie di assetti che implica, dal punto di vista degli strumenti utilizzati, che si usino software collaborativi che rendano snelle ed efficaci le comunicazioni interne al gruppo e siano integrati con tutte le funzioni di office automation e repository della documentazione prodotta.
Insomma un vero cambio di paradigma che, come vedremo non coinvolge solo i lavoratori e gli strumenti utilizzati ma anche l’organizzazione a partire dalla figura del manager.
Gestione del gruppo
Dal punto di vista organizzativo, e questo è l’aspetto forse più importante dello smartworking, deve esistere già un gruppo di lavoro ben affiatato ed un leader che sia sempre meno un manager e sempre di più un coordinatore, un coach che conosce molto bene le dinamiche di relazione interne al gruppo e i knowledge owner delle varie tematiche da sviluppare ed è quindi in grado di delegare le responsabilità avendo cura anche di rendere merito a tutte le persone che partecipano al successo delle varie attività.
Smart manager
Potremmo dire che il manager tradizionalmente inteso come il capo della gerarchia a cui tutti devono riportare è una figura che deve scomparire a favore dello smart-manager se vogliamo veramente che lo smart-working non sia solo telelavoro un po’ meno efficiente del lavoro tradizionale svolto in ufficio, ma uno strumento di valore aggiunto.
In un gruppo di smart-working la figura tradizionale del manager è perdente in partenza.
Di certo aiuta il fatto che il team leader sia il primo a conoscere alla perfezione l’uso degli strumenti collaborativi che il gruppo decide di utilizzare in modo da mantenere il controllo sul lavoro e sui risultati senza costringere i membri del gruppo a dover produrre formati e rapporti particolari a suo esclusivo uso e consumo.
Responsabilità
In capo al manager rimane la responsabilità deontologica complessiva del lavoro prodotto dal gruppo, mentre le responsabilità sulle varie attività sono distribuite ai membri del gruppo.
Le grandi organizzazioni che sapranno formare ed allenare i propri collaboratori, a partire dai manager che dovranno diventare un po’ meno manager ed un po’ più coach del gruppo, saranno quelle che produrranno i risultati migliori e che diventeranno più competitive anche dopo la fine dell’attuale emergenza.
Sì, perché lo smarworking potrebbe essere il modo per mettere insieme le migliori risorse ovunque si trovino.
Ricordo che una volta stavamo personalizzando un software in Europa, mentre il team di sviluppo era negli Stati Uniti.
Ogni tardo pomeriggio, alla chiusura dell’attività, riuscivamo a inviare tutti i problemi e le liste di punti al team di sviluppo che iniziava la sua giornata di lavoro mentre il nostro team in Europa dormiva e il giorno dopo potevamo iniziare la nostra giornata con tutte le soluzioni proposte pronte per essere testate.
Risultati
È già dimostrato dai fatti che le società che sanno già avvalersi del vero smart-working sono quelle che producono i migliori risultati.
Una grande azienda che si è fatta trovare estremamente preparata al lock down è stata ad esempio Amazon dove già prima dell’emergenza i lavoratori potevano scegliere se lavorare in ufficio oppure lavorare da fuori in smart-working e comunque tutti gli impiegati erano già preparati ed addestrati a farlo.
Da casa?
Ancora smart-working significa che ognuno può lavorare dove più gli aggrada e non solo da casa perché forzato a rimanerci come accade in questi giorni di vero e proprio terrore. Il lavorare in smart-working da casa implica fra le altre cose una disciplina solida nella gestione degli orari di lavoro e del tempo dedicato al riposo, altrimenti si finisce per avere una giornata confusa e senza confini definiti in cui si lavora senza essere interrotti durante l’orario pianificato per il lavoro, e si riposa e ci si dedica allo svago una volta terminato l’orario di lavoro.