Ho un dente cariato, cosa significa in pratica e cosa devo fare per la salute del mio dente?
È meglio intervenire al più presto prima che la situazione si aggravi fino a conseguenze che vanno dalla completa distruzione del dente a patologie più gravi come la pulpite, la papillite o gengiviti croniche, la pulpite, la parodontite di cui vi parlerò anche in altri articoli.
Una cosa è certa i tessuti del dente, per ora, non si rigenerano, per cui bisogna fare qualcosa con il tuo dentista, ma andiamo con ordine.
Un po’ di storia
Fin dallo sviluppo dell’agricoltura ed il passaggio ad una dieta di carboidrati processati il genere umano è stato colpito dalla malattia cariosa.
La carie è una patologia generata da una serie di fattori e caratterizzata dalla presenza di lesioni della struttura dentale popolate da un biofilm batterico specifico, l’effetto macroscopico e visibile di questa malattia sono le cavità che compaiono in varie zone dei denti.
Già ai tempi degli egizi e dei fenici sono stati fatti tentativi di curare queste cavità andandole a riempire con dei materiali artificiali.
Da allora il genere umano ha continuato a ricercare e sviluppare metodi sempre migliori per riportare i denti che avevano perduto la propria integrità in uno stato di funzionalità ed estetica.
Il passato
In un passato più prossimo, precisamente tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, l’avvento dell’anestesia locale e dell’amalgama d’argento ha reso accessibili ed accettabili le cure dentali ad una platea sempre più vasta di persone, questo materiale è stato usato su un numero impressionante di trattamenti dimostrando una grande efficacia, dalla fine degli anni 90’ è gradualmente caduto in disuso per i dubbi sollevati in merito alle conseguenze sulla salute ed ambientali dovute alla presenza di mercurio al suo interno.
Il presente
Oggi viviamo nell’epoca dei restauri in resina composita, le cui radici affondano negli anni 50’ del ‘900, classe di materiali diversissimi tra loro e con un’evoluzione continua talmente rapida da rendere obsoleti i prodotti prima ancora di averli potuti testare realmente sul campo in un numero cospicuo di casi.
Sono materiali metal-free, la cui composizione è complessa, sottoposta a continua revisione dai produttori e gelosamente custodita dagli stessi.
Hanno il fascino del mimetismo poiché hanno il colore dei denti ma soprattutto hanno rivoluzionato la tecnica di esecuzione delle otturazioni, in breve hanno diminuito drasticamente la quantità di dente che va perduta per azione dei trapani nell’esecuzione dei restauri.
Requisito indispensabile per l’esecuzione dei restauri è l’applicazione della diga di gomma, ritrovato di origine ottocentesca ed oggi attualissima per la riduzione degli aerosol contaminati così fondamentale in epoca post-covid19.
Una volta praticata l’anestesia locale, ove necessaria, ed applicata la diga, il dentista provvede alla preparazione della cavità sia essa cariosa o dovuta a traumi, dopodiché inizia il processo di modellazione del restauro diretto così chiamato perché creato sul momento in bocca al paziente senza passaggi intermedi al di fuori della cavità orale.
A restauro ultimato il dentista rimuoverà la diga di gomma, procederà agli ultimi ritocchi e passaggi ed il lavoro sarà completato.
Poiché sotto la diga i denti si disidratano il colore del restauro potrebbe risultare un po’ contrastato rispetto al dente, nelle 24 ore successive la progressiva reidratazione del dente dovrebbe portare alla completa mimetizzazione dell’otturazione. A volte nei casi più difficili a distanza di qualche settimana possono rendersi necessari reinterventi, solo sul materiale e non sul dente, per lievi modifiche del colore a discrezione del dentista e in accordo col paziente.
Come prendersi cura dei propri restauri
Eccoci a casa con il nostro restauro appena eseguito, che si fa ora?
Il dentista ci avrà dato indicazioni su come comportarci in merito a cibi e bevande, masticazione, sensibilità post-operatoria ed eventuali imprevisti che potrebbero occorrere.
Ciò che preme ricordare in particolare è la manutenzione a lungo termine dei nostri restauri, per quanto magistralmente eseguito nessun restauro sopravvivrà a lungo in mancanza di un adeguato comportamento da parte del paziente.
È fondamentale aderire ai programmi di richiamo per l’igiene professionale non solo per rimuovere il tartaro e diagnosticare eventuali nuove patologie ma anche per far verificare e controllare il mantenimento dell’integrità e del sigillo delle otturazioni.
Altro passaggio fondamentale è quello di eliminare accuratamente la placca dalle superfici dentali interessate da restauri, è dalla placca che provengono infatti i pericoli maggiori per la longevità dei restauri e lasciarla agire indisturbata sui restauri è ancora peggio di lasciarla sulle superfici dentali integre (che già è brutto).
Il messaggio da portare a casa è quindi questo nella sua banalità, ricordarsi di pulire molto bene le otturazioni se si vuole evitare di doverle rifare spesso con nefaste conseguenze per i denti.
Prospettive future
Cosa potrebbe prospettarci il futuro delle otturazioni? Tralasciando scenari un po’ fantascientifici in cui i pazienti si comprano dei kit con trapani e materiali per curarsi le carie da soli (non basta una vita professionale dedicata alla conservativa per imparare tutto quello che c’è da sapere sulle otturazioni).
I materiali si stanno evolvendo a velocità incredibile divenendo sempre più mimetici rispetto ai denti, accorciando i tempi operativi e migliorando le caratteristiche di durevolezza dei restauri.
Anche in questo campo un grande aiuto deriverà sicuramente dalla digitalizzazione che ci permetterà di pre-visualizzare nei casi più complessi come gestire la stratificazione dei materiali per creare effetti sempre più naturali in base alle caratteristiche ottiche del tessuto dentale da sostituire.
Altra branca molto interessante e su cui la ricerca si concentra è la produzione di materiali da restauro che inibiscano la formazione della placca difendendo attivamente dal suo attacco il dente ricostruito.
Negli ultimi anni si stanno affacciando sul mercato dei materiali biocompatibili che mimano la struttura della dentina, se fosse possibile produrre delle dentine e degli smalti modellabili sarebbe ipotizzabile una tecnica di restauro che permetta veramente di restituire al dente danneggiato la sua integrità non solo funzionale ed estetica ma anche morfologica e chimica permettendoci di rigenerare il tessuto perso con un identico tessuto.